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Dopo una brillante carriera nello sci
nordico, per quale motivo hai deciso di correre una maratona?
Per sfida! In realtà uno dei miei
“sogni” è sempre stato correre la
maratona di New York, per il fascino e la grandiosità di quella manifestazione.
Poi, grazie ad una sfida lanciatami dalla mia ex fisioterapista, ho accettato di
correre la mia prima maratona a Treviso. Questa nuova esperienza è stata
talmente positiva, che ho pensato subito di correrne presto una seconda, magari
già quest’autunno.
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La Treviso Marathon è stata la tua
prima maratona: avevi già gareggiato su distanze più brevi?
In generale la corsa ha sempre fatto parte dei miei allenamenti e d’estate
molto spesso usavo le gare, soprattutto di corsa in montagna, come test di
valutazione del mio stato di forma. Ora partecipo raramente a gare podistiche, e
solo per manifestazioni in cui il fine della gara è il contributo sociale o
umanitario.
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La passione per la corsa è nata dopo
il tuo ritiro dallo sci di fondo o anche negli anni d’oro trovavi il tempo per
correre?
Ho sempre corso per dovere, ma in realtà per me la corsa è sempre stata
un piacere e un divertimento.
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Come è stata la tua vita da
sciatrice? Hai dovuto fare tante rinunce e sacrifici? C’è qualche cosa che
rimpiangi di quegli anni?
E’ normale che quando decidi di percorrere una strada per raggiungere un
obiettivo, in qualunque campo, lavorativo, sportivo, familiare, le strategie
per farlo sono molteplici e, senza dubbio, l’impegno ed il sacrificio sono la
base di partenza. Se il prezzo delle rinunce diventa troppo alto, spesso la strada
viene abbandonata, ma nel mio caso, pur avendo trovato spesso difficoltà, il
rinunciare a qualcosa non ha mai avuto il sopravvento sui miei sogni e le mie
aspirazioni. Ho lavorato sempre con caparbietà e determinazione senza pensare
mai ai “contro”, ma solo ai “pro”.
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Su quale specialità dello sci nordico
pensi di essere stata più competitiva e per quale motivo?
Nelle sprcialità medio lunghe di 15 km o 30 Km. Non ho mai temuto la
fatica, né fisica né mentale e anche per questo credo siano state le mie
distanze preferite.
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Quali erano gli allenamenti più duri
e quelli in cui avevi più difficoltà?
Sicuramente gli allenamenti più duri per un fondista sono quelli svolti
durante la parte estiva, dove i carichi di lavoro sono veramente pesanti. Per
quanto mi riguarda le difficoltà più grosse le ho sempre incontrate sui
ghiacciai, dove spesso capitava di dover affrontare una settimana di sci sotto
una bufera di neve. Se non si è preparati oltre che fisicamente, anche
mentalmente, diventa difficilissimo.
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Ci racconti una tua giornata tipo,
nel periodo di carico?
Normalmente le giornate di carico erano quelle in cui si facevano i
lavori più di resistenza che di qualità. Dopo una bella colazione, in base ai
mezzi usati, tra cui sci, bici, roller o corsa, i programmi prevedevano spesso
dalle 2 alle 4 ore di lavoro nel mattino. Nel pomeriggio possibilmente si
facevano massaggi seguiti da una nuova seduta di lavoro, o in palestra o praticando
corsa. Alla fine si terminava la seduta con dello stretching; a seguire la cena,
una breve lettura o un film e poi a letto.
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Cosa accomuna lo sci di fondo alla
maratona?
Essendo due sport di endurance, la resistenza fisica e soprattutto
mentale.
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La tua preparazione nello sci di
fondo ti ha sicuramente aiutato nell’affrontare gli allenamenti più faticosi
nella corsa. In quali lavori hai trovato più difficoltà?
Non ho mai fatto un allenamento specifico per la corsa, per cui non
saprei; sicuramente il fatto di correre per più di un’ora al giorno, se non sei
abituato, può sembrare “eterno”. Per quanto mi riguarda, non mi è mai pesato il
tempo trascorso a correre, per me è un divertimento.
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Qual è stata la qualità migliore, che
ti ha permesso di primeggiare nello sci di fondo? Pensi che anche nella
maratona sia stata determinante?
Sicuramente la determinazione! Bisogna pensare positivo e che è possibile
raggiungere ogni meta; l’importante è crederci e non arrendersi mai alla prima
difficoltà o a una brusca caduta.
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C’è stato un momento durante la
preparazione della maratona in cui ti sei detta: “chi me lo ha fatto fare!”?
Il mio approccio verso la maratona è stato molto soft e sereno, non sono
più l’agonista di un tempo, per cui non c’è mai stata l’ansia da prestazione.
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Come hai trovato la voglia di tornare
a fare fatica, dopo tanti anni e perché proprio nella maratona?
E’ stata una sfida con me stessa, ho voluto rimettermi in gioco ed è
stato anche un modo piacevole per tenermi in forma, dopo anni di tanto
agonismo. Se si vuole affrontare una maratona non ci si può improvvisare,
bisogna raggiungere una buona autonomia di corsa a qualunque livello la si
voglia correre. Io mi sono posta l’obbiettivo di correrne una, ma senza pretese
particolari.
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Alla Treviso Marathon, quale emozione
hai provato nel ritrovarti ai nastri di partenza con un pettorale di gara?
In partenza nessuna emozione, in compenso all’arrivo avevo la pelle d’oca.
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Durante la gara cosa hai provato
rispetto a quando gareggiavi nello sci di fondo?
Gli obbiettivi erano completamente diversi. Durante la mia carriera da
fondista non ho mai trascurato nulla, dalla preparazione fisica e mentale, all’alimentazione.
In gara ero sempre molto determinata ed aggressiva. A Treviso c’era una
serenità ed un’atmosfera surreale, non dovevo lottare per la vittoria, ma solo
vivere momento per momento le piacevoli emozioni della maratona.
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Con lo sci di fondo hai chiuso come
atleta. Hai mai pensato di continuare come tecnico e di trasmettere alle future
generazioni tutta la tua esperienza?
Chi ha avuto la fortuna come me di fare della propria passione un lavoro,
credo abbia il “dovere” di mettersi in campo per trasmettere il vero
significato dello sport. Io faccio ancora parte del Centro Sportivo Forestale in
qualità di responsabile e in più, essendo Consigliere Federale, mi occupo
ancora di problematiche legate allo sci nordico. Non sono un tecnico, ma lo
sport ha sempre fatto parte della mia vita e continuerà anche in futuro, a
prescindere dai ruoli che potrò assumere.
Grazie per l’intervista!!!
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