di Domenico Leccese
(Roma) - Monti contro "il salto nel
buio". Il capo del governo prevedeva l'esplosione delle spese
organizzative fino a 30 miliardi. La paura per il ritorno della
"cricca" Anemone-Balducci e per le possibili conseguenze
internazionali. Ma a favore erano molti ministri, da Passera a Clini e Gnudi di
FRANCESCO BEI
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Un preoccupato Mario Monti dice no alle Olimpiadi Roma 2020 |
ROMA - Le "cricche"
d'affari romane, lo spettro del default greco, la vaghezza del piano, il
rischio di una guerra diplomatica al termine dalla quale, alla fine, l'Italia
sarebbe finita distrutta come un vaso di coccio. Sono molte le ragioni che
hanno spinto Mario Monti a pronunciare il suo "no" a Roma Olimpica,
nonostante la riunione del Consiglio dei ministri di ieri abbia visto un
inedito e acceso "uno contro tutti", con la maggioranza dei presenti
- in testa Corrado Passera, Corrado Clini, Piero Gnudi e Filippo Patroni Griffi
- decisi a pronunciarsi a favore. Niente da fare, per Monti l'Olimpiade di
Alemanno restava "un salto nel buio".
"Io non ho davvero capito
perché devono essere i governi a dare questa garanzia finanziaria illimitata.
Me lo spiegate?", ha chiesto agli affranti Petrucci, Pescante e Letta che
erano andati a implorare per l'ultima volta un "sì". In realtà erano
settimane che, più approfondiva la questione e più Monti si convinceva dei rischi
eccessivi legati all'operazione.
Raccontano che persino sull'aereo
che da New York lo riportava in Italia il premier abbia studiato il dossier
della commissione Fortis su Roma 2020. Ma più leggeva, appunto, e più i dubbi
crescevano. Lievitazione dei costi, procedure senza garanzie. Con il rischio di
finire di nuovo nell'incubo dei mondiali di nuoto 2009, in mano a una filiera
tipo quella Anemone-Balducci, con qualche furbo a procacciare affari e lo Stato
a pagare conti salatissimi.
Incontrando a Londra il primo
ministro David Cameron, Monti a gennaio era stato messo in guardia in maniera
sorprendente: "Faccia attenzione - gli aveva detto il collega inglese - e
non dia troppo retta agli studi. Con le Olimpiadi di Londra noi avevamo persino
creato un'autorità ad hoc per controllare gli appalti, ma alla fine le spese
sono raddoppiate".
La previsione di palazzo Chigi,
rispetto a un budget iniziale tra i 9 e gli 11 miliardi, era di un bilancio
gonfiato nel 2020 fino a trenta miliardi. Una cifra mostruosa, da bancarotta.
"Proprio come è successo ad Atene - ha spiegato Monti in Consiglio dei
ministri - e lì è stato l'inizio della fine".
Ma il ministro Giulio Terzi, che
come un'ombra ha seguito Monti negli Usa, gli ha prospettato anche i risvolti
geo-politici di una candidatura italiana gettata aggressivamente sul tavolo. La
Germania infatti sostiene le ambizioni turche su Istanbul 2020. Scombinare i
piani di Merkel, mettere un dito nell'occhio alla Turchia, proprio mentre
l'Unione europea e gli Usa stanno cercando di tenere ancorata Istanbul
all'Occidente, avrebbe creato frizioni importanti. Anche la candidatura di Doha
è molto forte e il Qatar, finanziariamente potente, è deciso a imporsi a ogni
costo. Così il Giappone, già battuto per l'edizione 2016.
"C'è il pericolo - ha
confidato il premier - che possa montare una campagna per screditarci, per
mettere in dubbio la solidità del risanamento finanziario. Ci sono importanti
interessi in gioco, temo colpi bassi. E i mercati non ci perdonerebbero un
passo falso".
Sarebbe una scelta azzardata in
un momento, oltretutto, in cui l'Italia ha bisogno di coltivarsi alleati in
Europa più che farsi altri nemici. Un ragionamento simile andrebbe applicato
anche alla debolissima Spagna. Tanto che Monti, di fronte alla candidatura di
Madrid, in privato si è detto "meravigliato" per la scelta di Mariano
Rajoy.
La cosa che, invece, ha
preoccupato di meno il premier è stata la reazione del mondo politico.
Napolitano era stato avvertito il giorno prima per telefono che l'orientamento
era negativo. Il "no" era scontato. Fabrizio Cicchitto ieri
pomeriggio ha sussurrato a un amico in Transatlantico: "Lo sapevamo anche
noi".
Non sembra che il Pdl - a parte
un drappello di amici del sindaco Alemanno - sia intenzionato a farne un
dramma, al di là delle dichiarazioni di circostanza. Nemmeno Pd e Terzo Polo si
sono messi di traverso. Del resto in Parlamento si sapeva da tempo che Monti
fosse contrario. "La prima volta che Monti si decide a incontrare il
comitato organizzatore di Roma 2020 - racconta un ex ministro del Pdl - è stata
dopo le feste di Natale: se ne andò a metà riunione e lasciò Catricalà a
discutere con Petrucci, Letta e Pescante. Tirava già una brutta aria".